#FOODPORN

By: Alessandro Acciai

The romanticism, the long awaited moment when one can finally taste the pleasure, and the intimacy in which it is consumed, today seem to be old-fashioned. It doesn’t matter how much love or goodwill has been put to practice, what matters is only that the result is beautiful, desirable, able to ignite unobtainable fantasies, and most importantly, shared. The instant gratification, confined in a single shot which obscures the entire phase of its conception, the courtship, and the preparation, is all the rage. No, I’m not talking about sex, even though the desire and drive unleashed in this case are very similar, instead we have a new form of porn enclosed by the hashtag: #foodporn.

According to a study of Ypulse, the 63% of the people aged between 13 and 32 years old, post pictures of what they are eating on their social profile, while the 57% of them shares information about the dish in front of them. The “Foodstagrammer” perfectly embodies this philosophy: he/she is an Instagram user that posts pictures of dishes before tasting them on their accounts. The sharing and the glorification of food snapshots are not only exclusive to Instagram, but to all social networks, blogs, newspapers, and classic older media like TV. According to the Italian Coldiretti association, which defends the authenticity of food products, , foodporn is a true obsessive-compulsive disorder of nature.

Many different interpretations of this phenomenon are possible, but I think those that move parallel to the metaphor of the sexual sphere are most convincing. Food and the sex are the two main factors that allow the survival of our species. Gluttony and lust in the collective imagination, and in the holy scripture, are two of seven deadly sins, while they also represent big business and contain many similarities. As for sex, the marketing related to the food industry, relies on big TV stars and their “food appeal”. Is Gordon Ramsay the Kim Kardashian of the food industry? Maybe. I want to cook like him, I want to create beautiful and tasty dishes like him; I wish I could afford to go to his restaurant. When I can’t do all of this, I can go to a restaurant that suits my financial resources. I pay what I can to procure what I cannot make on my own, in order to then immortalize it with my smartphone, so that others can see that I’m luckier than they; show that I arrived at the top of social scale, and then finally feel satisfied. The act has been consumed. Obviously you can’t forget the cigarette after sex, here embodied by the application of photographic filters.

The food posted with the classic #foodporn may be the mirror of social discrimination, just as it happened in the past in sexual pornography, where the classic stereotypes were projected to give pleasure to the desires of typical white western men. The trends in food, in this situation, rewards not only beauty, but exoticism: the more expensive, beautiful, as well as difficult to find it is, the more a dish will reflect a high social status. Websites dedicated to the foodporn phenomenon can be divided into categories based on different preferences, very similar to a sexual equivalent: Asian for sushi, Amateur for food cooked by amateur cooks, Hardcore mainly for the outdoor trips, celebrities for the dishes of famous stars, and so on.

Like with pornography of the sexual kind, do we end up seeing the food like an exclusive object of sexual pleasure for a never completely satisfied ego? Or are we perhaps looking at the eating disorder of the new millennium?

About the author

My name is Alessandro Acciai, I study “Scienze Cognitive della Comunicazione e dell’Azione”, in Rome at the University of Study of Roma Tre. I like to study issues and problems relating to the use and abuse of technology. I have managed a restaurant situated in the middle of the mountains for ten years, where I like to hide the Wi-Fi password from the guests, so they can enjoy a lunch eye to eye, and not eye to smartphone. I love the silence of nature, and the sound of rock music. I believe that technology should be at the service of the real needs of people, and not those created by itself.

Versione Italiana:

#FOODPORN

Il romanticismo, le lunghe attese prima di poter assaporare finalmente il piacere, e l’intimità nella quale esso viene consumato sono “old”. Non conta quanto amore o quanta buona volontà abbia messo nella pratica, conta solo che il risultato sia bello, desiderabile, accenda fantasie irraggiungibili, e che sia condiviso. Il godimento istantaneo, racchiuso in uno scatto, in un’immagine che oscura tutta la fase dell’ideazione, del corteggiamento, e della preparazione, è di gran moda. Non sto parlando di sesso, anche se il desiderio e la pulsione scatenata sono molto simili, ma di una nuova forma di porno racchiuso sotto il tag #foodporn.

Secondo uno studio effettuato da Ypulse, il 63% delle persone in età compresa tra i 13 e i 32 anni, posta sul proprio profilo social la foto di ciò che sta mangiando, mentre il 57% di loro, informazioni riguardo il piatto che ha davanti. I “foodstagrammer” incarnano perfettamente questa filosofia, si tratta di utenti di Instagram, che postano foto dei piatti prima di assaporarli, sul proprio profilo. La condivisione e la glorificazione di un’istantanea sul cibo però, non è appannaggio esclusivo di Instagram, ma di tutti i social network, oltre che di blog, di riviste cartacee e dei media più datati come la TV. Secondo la Coldiretti italiana, una delle associazioni sulla difesa e l’autenticità dei prodotti alimentari, in uno dei più grandi paesi di buongustai, si tratta di un vero e proprio disturbo di natura ossessiva compulsiva.

Si può dare spazio a molte interpretazioni del fenomeno, le più valide secondo chi scrive, si muovono parallelamente alla metafora della sfera sessuale. Il cibo e il sesso, sono i due fattori principali che permettono la sopravvivenza della nostra specie. Gola e lussuria nell’immaginario collettivo, e nelle Sacre Scritture, sono due dei sette peccati capitali e il loro giro d’affari oltre che ad essere molto grande, ha molte similitudini. Come per il sesso, il marketing legato all’industria del cibo, fa leva sulle grandi star della TV e sul loro “Food Appeal”. Gordon Ramsay la nuova Kim Kardashian? Forse. Vorrei cucinare come lui, vorrei fare un piatto bello e buono come il suo, vorrei potermi permettere di andare al suo ristorante. Quando non ci riesco, posso andare in un ristorante in base alle mie disponibilità economiche, pagare quello che posso, per procurarmi quello che da solo non riesco a fare, per poi immortalarlo con il mio smartphone, cosicché gli altri possano vedere quanto io sia più fortunato di loro, quanto sia arrivato in alto sulla scala sociale, e sentirmi appagato. L’atto è stato consumato. Ovviamente non può mancare la sigaretta di fine rapporto, che in questo caso è incarnata dai filtri da applicare alla foto.

Il piatto postato con il classico #foodporn può essere lo specchio di discriminazioni sociali, proprio come accaduto in passato per la pornografia di tipo sessuale, in cui venivano proiettati i classici stereotipi per dare piacere ai desideri del tipico maschio bianco occidentale. I trend nel cibo in questo caso premiano, oltre che la bellezza, l’esoticità: più una pietanza è costosa, bella, e difficile da reperire, più alto sarà lo status sociale rispecchiato. La galassia dei siti sul foodporn inoltre, è divisa in categorie, in base a pulsioni “golose”, molto simili a quelle del corrispettivo sessuale: Asian per il sushi, Amateur per i piatti dei cuochi amatoriali, Hardcore principalmente per le gite fuori porta, Celebrities per i piatti delle persone famose, e cosi via.

Come per la pornografia di stampo sessuale, si finirà con il vedere i piatti come un esclusivo oggetto di piacere per un ego mai del tutto appagato? Forse siamo “semplicemente” di fronte al disturbo alimentare del nuovo millennio.

Su di me:

Mi chiamo Alessandro Acciai, Studio Scienze Cognitive della Comunicazione e dell’Azione, a Roma presso l’Università degli Studi di Roma Tre. Mi piace approfondire le tematiche e i problemi riguardanti l’uso e l’abuso della tecnologia. Da 10 anni inoltre gestisco un ristorante, sperduto in mezzo ai monti, dove mi piace non fornire la password Wi-Fi ai clienti, cosicché possano godersi un pranzo guardandosi e conversando a quattrocchi tra di loro, e non con lo smartphone. Amo il silenzio della natura, e il rumore della musica rock. Credo che la tecnologia debba essere al servizio dei reali bisogni dell’uomo, e non di quelli creati da essa stessa.

BIBLIOGRAFIA

Foodporn. Foodporn.com, 13/04/2017. http://www.foodporn.com/

Galmuzzi Sarah. FOOD SELFIE MANIA! 1 ITALIANO SU 3 FOTOGRAFA IL CIBO PRIMA DI MANGIARLO IL MONDO DELLA PSICOLOGIA E’ UNANIME NEL CONSIDERARE IL FENOMENO UN DISTURNO OSSESSIVO COMPULSIVO – PER I FOODSTAGRAMMER, È SOLO SVAGO, DIVERTIMENTO, CONDIVISIONE. CHI HA RAGIONE? ScattiDiGusto per Dagospia, 17/11/2016. http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/food-selfie-mania-italiano-fotografa-cibo-prima-mangiarlo-136020.htm

YPULSE. #FOODPORN: THE GROWING INFLUENCE OF SOCIAL FOOD. YPULSE, 18/05/2015. https://www.ypulse.com/

McBride Anne E. Food Porn. Gastronomica The Journal of Critical Food Studies, Winter 2010. http://www.gastronomica.org/winter-2010/

Wikipedia. Foodporn. Wikipedia the free encyclopedia , 13/04/2017. https://en.wikipedia.org/wiki/Food_porn#cite_note-4

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